Da oggi iniziano le mie riflessioni su quel che sto imparando sul caffè:
Caffè-Pensiero N°1
Da un paio di mesi mi sono messa in testa di approfondire l’argomento caffè, per alcuni motivi. Uno è personale, e cioè non riuscivo più a godere di un caffè soddisfacente, al punto che la maggior parte delle volte che mi reco in un ristorante rinuncio a berlo a fine pasto, rare volte lo consumo al banco per evitare che mi arrivi al tavolo freddo, altre invece lo prendo per necessità (magari devo restare sveglia ancora un po’) ma cerco di ripulire la bocca subito dopo averlo bevuto, con un bicchierino d’acqua, una caramellina o (orrore) lavandomi i denti. Altro motivo è quello professionale, da anni cerco di capire i gusti delle persone, le cure dei ristoratori e le loro scelte, ad esempio riguardo l’olio, il vino, il pane, le acque minerali o la selezione di distillati da degustare a fine pasto….. ecco il verbo giusto… degustare (e su questa riflessione torneremo in seguito) Ultimo motivo, lo ammetto, è stato il venire a contatto con un’azienda della bergamasca che avevo conosciuto qualche anno fa, e che ricordavo per il lavoro capillare e lo studio meticoloso (quasi folle) che avevano intrapreso per costruire una macchina per il caffè che potesse offrire la soluzione a tutte le problematiche tecniche sulla preparazione del caffè ottimale, che sappiamo subisce l’influenza di numerosi fattori, meteorologici, di pressione, di pulizia, di temperatura e altri ancora.
A distanza di qualche anno e tanto lavoro, questo gioiellino è oggi pronto e facilmente utilizzabile, così semplice da aver eliminato la necessità di gran parte del lavoro umano, delle capacità di chi preparerà il caffè e del suo umore….. certo, perché a volte il caffè non è buono anche a causa della stanchezza o della svogliatezza, oppure della distrazione dell’operatore, che spesso è giustificata dal numero enorme di caffè preparati, cosa che impedisce anche di essere allegri e di servire il caffè con una battuta o un bel sorriso (elementi fondamentali a parere di un mio caro amico barman professionale) perché abbiamo purtroppo dimenticato che il caffè non è un nutrimento indispensabile alla sopravvivenza, ma è un piacere che però aiuta a vivere meglio, o almeno dovrebbe. (1.continua)
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