Nuove foto aggiunte
19 giugno 2017
Un’ora e pochi minuti da Milano, mezz’ora da Brescia e tre quarti d’ora da Bergamo, questo è il tempo che ci metterete per raggiungere Orzinuovi, frazione Pudiano ed arrivare al Ristorante Sedicesimo secolo di Simone Breda e della giovane e dolce compagna Lia.
Non vi pentirete della strada percorsa, fra l’altro molto agevole e piacevole, con l’autostrada che arriva vicinissima e un breve tratto attraverso le campagne della Lombardia agricola e produttiva. Questo angolo di mondo vi lascerà subito senza fiato, perché il ristorante si trova negli spazi delle vecchie stalle del Palazzo storico Caprioli, che risale appunto al sedicesimo secolo e la struttura, perfettamente conservata, racconta questa provenienza, con le volte a botte, i muri spessi, i mattoni a vista, le inferriate e il camino.
Qui fino a circa un anno fa, si erano alternate le gestioni di classiche trattorie di passaggio per i viandanti di un tempo e i turisti casuali, qui Simone e Lia hanno voluto riporre le loro speranze e i loro sogni, sistemando gli arredi, ritoccando, ma poco, gli ambienti, in modo da non stravolgere l’aspetto della location ma di mettere la loro firma di modernità e far capire che le cose stavano cambiando. Si perché la coppia è giovane ma non alle prime armi, le ossa se le sono già fatte in giro per l’Italia da nomi di rispetto come Marchesi e Cedroni e la loro unione è solida e arriva da lontano, dai tempi dell’Istituto alberghiero a San Pellegrino, dove si sono incontrati e mai più lasciati.
Forti di tutto ciò e anche un pizzico folli e impavidi, hanno deciso di provare a presentarsi al loro territorio d’origine, di cercare di incontrarne i gusti e di offrire un momento piacevole di svago gourmet e di emozione, di scoperta e di piacevolezza. La clientela locale sta rispondendo bene, in pochi mesi si è già formato uno “zoccolo duro” di persone che ritornano periodicamente e ora, i tempi sono maturi per cercare di muovere le persone dalle città più vicine di Lombardia e di offrire un’esperienza che valga il viaggio.
Lia si occupa di sala e cantina, con ferrata conoscenza ma con semplicità, senza voli eccessivi, scegliendo a volte di abbinare lo stesso vino a tutte le portate, perché si riesca ad accompagnare il pasto bene ma a non distrarsi da quello che sono i piatti, e perché non si incida sul prezzo del menù che è una delle sorprese finali, l’onesta leggerezza del conto è in linea con quello che mangerete.
Simone ha la faccia pulita, come la sua giacchetta, che si fregia solo delle iniziali del suo nome ed è spoglia per ora da sponsorizzazioni e clan di appartenenza, non esclude nulla in futuro, ma prima di brandizzarsi aspetta il giusto tempo, lavora sodo ed attende che le cose maturino, come la vecchia saggezza contadina che regna sovrana nei suoi piatti, carni, pesce e tante verdure, paste ripiene e risotti indimenticabili.
Lo chef spazia nel territorio circostante e non si nega incursioni nella cucina mediterranea e marina, con pesci di mare e profumi che coltiva direttamente nell’orto. Nel piatto tutto appare semplice ma lo studio e il lavoro sono quotidiani e svolti in prima persona, infatti il “Sedicesimo Secolo” è chiuso a pranzo per dare il tempo a Simone di lavorare personalmente sulle materie prime, di essiccare, di porzionare, di preparare salse, pane e grissini, tutto qui esce dalle sue mani.
E quando si lascia questo posto, la sensazione è quella piacevole di aver scoperto un piccolo paradiso, di aver conosciuto il volto bello dei giovani che lavorano nella ristorazione e la testa, insieme allo stomaco, si sentiranno proprio bene.
Clara Mennella
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