Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Gilberto Gemelli, Executive chef del Ristorante Villa Antonio di Taormina, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigorifero
E dire che quando ha deciso di frequentare il corso di cucina dell’alberghiero è stato criticato dai suoi familiari, questo perché sembrava indeciso sulla strada da prendere nella vita. In effetti all’istituto era andato per iscriversi nella sezione di Sala, dopo aver preso il diploma di ragioneria, aver frequentato economia e commercio all’università e dopo aver studiato pianoforte e aver dato anche diversi esami al Conservatorio. Invece quel giorno Gilberto Gemelli decise su due piedi per la classe di Cucina e diede una svolta professionale alla sua vita, scoprendosi “tagliato” per questo mestiere nel quale però ha fatto convogliare tutte le sue esperienze precedenti, senza gettare nulla alle ortiche. Gilberto infatti è contento di essere un ragioniere perché la matematica lo aiuta in tutto quello che ruota attorno al lavoro di cuoco Executive, dall’organizzazione alla pianificazione dei costi, mentre lo studio del pianoforte è quello che gli ha regalato il guizzo creativo e la capacità di improvvisare. Siciliano cresciuto a pochi chilometri da Taormina, ha lavorato principalmente in diversi alberghi della zona, fino all’incontro con Massimo Mantarro e Lina Scevola che gli hanno proposto il timone del Villa Antonio dove si esprime con grande successo da ormai 7 anni, seguendo anche tutti gli eventi in esterna, spesso affiancando proprio Mantarro suo riferimento assoluto. Durante la Stagione invernale, a ristorante chiuso, è richiestissimo con la sua organizzazione di catering e banqueting… non trascurando nel poco tempo libero di strappare qualche nota alla tastiera del suo pianoforte.
-Da bambino cosa sognavi di diventare? Volevo fare tante cose, ma in particolare volevo diventare un musicista.
-Il primo sapore che ti ricordi. In assoluto le melanzane; a casa mia non mancavano mai e tuttora mio figlio ne va pazzo.
-Qual è il senso più importante? Credo sia l'olfatto perché è il primo senso che entra in azione quando prepari o assaggi una pietanza.
-Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato. La pasta al pomodoro, non viene mai la stessa.
-Come hai speso il primo stipendio? Lo ricordo benissimo ho dato l’acconto per l’acquisto dello scooter .
-Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare? Sono tanti ma sicuramente l'arancino, la pasta alla norma e il cannolo siciliano.
-Cosa non manca mai nel frigo di casa tua? La birra
-Qual è il tuo cibo consolatorio? La pizza fredda. Quando sono al lavoro e la mangiano a casa, mio figlio me ne conserva un paio di fette in frigo. Quando rientro la sera tardi le mangio da solo con una buona birra.
-Che rapporto hai con le tecnologie? È un rapporto di amore e odio: certe volte fanno impazzire ma non se ne può assolutamente fare a meno.
-All’Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale? La polenta, la odio sin da bambino.
-Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni? Mia moglie Giordana.
-Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina? La Primavera del Botticelli, opera misteriosa e passionale.
-Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe? Just the way you are di Billy Joel. Nel ristorante dove lavoro viene proposta sempre nelle diverse versioni cantate dagli artisti più disparati. Non passa un giorno che non cucini ascoltando questa canzone.
Attenzione! Oltre i Fornelli utilizza cookie a scopi funzionali e analitici per migliorare la tua esperienza di navigazione. Proseguendo la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni, leggi l'informativa sui cookies.