Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Mirko Gatti Executive Chef e owner del Radici Restaurant di Como, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigorifero.
Mirko Gatti non ha deciso di fare il cuoco fin da bambino ma il viaggio fatto a Londra, terminati gli studi di ragioneria, è stato illuminante. Come capita spesso nella capitale britannica, le opportunità di lavoro si trovano nei ristoranti, così Mirko è finito in cucina e non sono stati mesi di solo lavoro, bensì un viaggio dentro se stesso, che lo ha portato ha seguire una passione e una curiosità per le potenzialità delle materie, in particolare quelle vegetali, che è diventata da quel momento la sua ragione di vita. Si trattava di impossessarsi delle tecniche giuste per dare vita e costruire la sua idea di cucina. Così sono stati anni di studi, sperimentazioni, crescita, scegliendo le cucine più all’avanguardia e visionarie d’Europa con maestri come Jason Atherton e Nuno Mendez. Con questo bagaglio Mirko Gatti ha aperto il suo Radici Restaurant a Como dove sono le sue origini a fine 2018. Un locale tailor made dove ha istallato una Test Kitchen ed è stato un successo da subito. La sua cucina è unica e le parole d’ordine sono; fermentazioni, erbe, semi, fioriture, evoluzioni, brace e tanto fuoco… in cucina e dentro di lui.
-Da bambino cosa sognavi di diventare? Avrei voluto essere un contadino di montagna, sognavo di vivere in un maso. Crescendo le cose sono cambiate, ma direi che la passione per il “green” è rimasta.
-Il primo sapore che ti ricordi. La menta. Da piccolo ero un patito della menta.
-Qual è il senso più importante? Gusto e olfatto (alla pari)
-Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato. Domanda di riserva?
-Come hai speso il primo stipendio? Mi sono comprato dei coltelli giapponesi
-Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare? Passiamo oltre.
-Cosa non manca mai nel frigo di casa tua? La frutta in estate.
-Qual è il tuo cibo consolatorio? Il gelato alla nocciola
-Che rapporto hai con le tecnologie? Non sono poi cosi legato alla tecnologia, sono uno a cui piace toccare e vedere con mano. Detto cio’ visto la loro importanza e utilità me ne servo come è giusto che sia.
-All’ Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale? A parte che non associo una cosa brutta come l’inferno con una cosa bella come il cibo... comunque direi la parmigiana di melanzane... non sono proprio un fan di questo piatto.
-Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni? Mi piacerebbe invitare molti dei miei vecchi chef e colleghi con cui ho collaborato, per condividere con loro una bella esperienza
-Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina? L’urlo di Munch.
-Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe? Sicuramente un disco techno, magari uno di Chris Liebing. Lui ha la capacità di trasportarti dentro la sua musica, cosi come io cerco di trasportare i miei clienti dentro i miei piatti.
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