Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Stefano Basello, Executive Chef del ristorante “Al Fogolar” dell’Hotel “La di Morèt” a Udine: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigorifero.
La sua è una storia di resilienza, e cioè la capacità di ricostruire la propria vita dopo eventi traumatici, dando una svolta positiva. Esattamente quello che ha fatto Stefano Basello quando ventenne ha visto infrangersi contro un problema di salute il suo sogno di diventare un ciclista professionista, progetto di vita per il quale aveva lasciato gli studi dopo le scuole dell’obbligo, per impiegare tutto il suo tempo in estenuanti allenamenti. Stefano ha incassato con coraggio e ha dirottato le sue energie nel Piano B che, fortunatamente, era lì dentro le mura domestiche con la mamma che lavorava come cuoca e preparava tutto in casa, a lei Stefano si è ispirato per ritrovare la passione e la positività. A testa bassa si è iscritto all’alberghiero, ha preso il diploma a 22 anni, ha perfezionato le conoscenze con corsi tecnici all’Etoile, a Cast Alimenti e da alcuni chef importanti, “mangiando e bevendo” libri su libri, per nutrire la sua fame di conoscenza. Il Fogolar a Udine è per Stefano Basello più di un luogo di lavoro, è la sua seconda pelle, tutto racconta lo studio, la ricerca e l’amore che lo chef mette in quello che fa, tutto è costruito, pensato e preparato per comunicare la storia, i prodotti e le emozioni del territorio. Basello si dona generoso, verso i clienti e verso la sua giovane brigata, alla quale insegna e dalla quale apprende, perché il viaggio è bello e le conquiste regalano gioia solo se sono condivise.
-Da bambino cosa sognavi di diventare? Sognavo di diventare un bravo ciclista.
-Il primo sapore che ti ricordi. La faraona al forno di mia mamma, indimenticabile!
-Qual è il senso più importante? Secondo me è l'olfatto perché è inebriante, porta ricordi e se è un gran profumo sicuramente il gusto è ottimo.
-Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato. Il prossimo perché ci vuole ricerca di materie prime, uso della tecnica adatta, conoscerne la storia.
-Come hai speso il primo stipendio? L’'ho investito in libri tecnici e corsi di aggiornamento perché la voglia di migliorare era ed è ancora tanta.
-Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare? Il Toc in Braide, la Brovada, e i Cjarcons
-Cosa non manca mai nel frigo di casa tua? Lo yogurt di cui apprezzo l’acidità e la consistenza.
-Qual è il tuo cibo consolatorio? Il formaggio di Michele Gortani.
-Che rapporto hai con le tecnologie? La tecnologia nella nostra cucina è ben apprezzata infatti usiamo macchine ad ultrasuoni, macchinari ad azoto ecc. Quello che ci permette di lavorare gli ingredienti esaltandone le caratteristiche senza rovinarli.
-All’ Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale? Più che mangiare penso che all'inferno mi farebbero bere; sia per il caldo ma soprattutto perché sono astemio.
-Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni? Alla cena dei mie sogni inviterei la mia famiglia visto i grandi sacrifici che fanno per sopportarmi e supportarmi.
-Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina? L’opera d'arte che rappresenta la mia filosofia di cucina è “La forza dell'insieme” una scultura dell'artista Friulano Franco Maschio.
-Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe? “Sorella Terra” di Laura Pausini.
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