Nuove foto aggiunte
2 novembre 2023
SOTTO LA TOQUE:
Marzia Riva:
Precisa Caparbia Solare
Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Marzia Riva titolare de “La Taverna degli Arna” a Milano, cuoca, docente e ricercatrice che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigorifero
Inutile girarci intorno, probabilmente quella di Marzia Riva è la migliore e più interessante proposta di cucina plant based in circolazione, ovviamente dopo quella del maestro Pietro Leemann, del quale Marzia è stata allieva.
Marzia Riva è un concentrato di caparbietà, determinazione e dedizione, illuminate da una solarità che esplode nei suoi frequenti e irresistibili sorrisi.
Una passione per la cucina che, in un primo tempo della sua vita, credeva fosse un hobby ma, ad un certo punto è diventato il faro della sua vita, facendole fare la scelta di lasciare la professione di Human Resource che praticava da un ventennio. Presa la decisione, Marzia ha iniziato lo studio delle tecniche e delle materie prime della cucina vegetale, dal punto di vista aromatico, creativo e nutrizionale e, da prima della classe qual è, non si è fatta sconti… ore ed ore di prove, di ricerche, di viaggi, di assaggi, di scoperte.
L’Accademia di Alta Cucina Joia Academy è stata il suo faro al punto che in breve tempo ha acquisito il diploma, la qualifica di docente e poi l’incarico di responsabile della scuola e delle relazioni esterne.
Intanto, con l’appoggio incondizionato del marito Alessandro, lavora come personal chef per eventi privati e aziendali, organizza corsi di alta cucina vegetale e benessere, sia per privati che per professionisti e oggi, dicevamo, è riconosciuta come una dei massimi esperti di una cucina vegetale e vegana armonica, nutriente, equilibrata e ricercata.
Questo instancabile scricciolo di donna ha anche il pallino per l’ospitalità e la cura delle persone che, dal 2019, accoglie nell’originale location La Taverna degli Arna, un incrocio fra un ristorante, una cucina di casa e una scuola di cucina. Il suo regno cucito addosso come un bellissimo abito fiorito.
-Da bambina/o cosa sognavi di diventare?
Un imprenditore. Sognavo di avere una mia attività, come il mio papà.
-Il primo sapore che ti ricordi.
Il sugo di pomodoro sul fuoco la domenica mattina… mentre ancora cuoceva intingevo di nascosto un pezzetto di pane e, nonostante fosse fumante, lo gustavo con avida contentezza.
-Qual è il senso più importante?
La vista, perché è il primo senso che attiviamo quando vediamo il cibo ma, per il nostro concetto di cucina, tutti i sensi sono importanti e ogni piatto è progettato perché siano stimolati tutti.
-Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato.
Il piatto su cui ho lavorato più a lungo è stato il piatto dell’esame all’Accademia del Joia perché è stato il primo piatto complesso da ristorazione che ho ideato, sottoposto a un giudizio.
-Come hai speso il primo stipendio?
Dipende quale stipendio!!! Con i primi lavori che ho iniziato a fare da ragazza pagavo gli studi, i libri di scuola e le lezioni di danza. Con i primi guadagni dai corsi di cucina, catering e chef a domicilio ho regalato una vacanza alla mia famiglia e poi li ho investiti in corsi professionali di aggiornamento, libri e studio.
-Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
La pizza, il gelato e poi il mio Hummus di ceci affumicato, da mangiare con fette di pane tostato. Non si può non assaggiarlo almeno una volta…
-Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
La senape, il miso e la salsa tamari, l’aceto balsamico, l’aglio e la tahina. Gli stessi ingredienti che non mancano mai anche in Taverna.
-Qual è il tuo cibo consolatorio?
L’hummus di ceci sicuramente, da spalmare sul pane con funghi arrostiti, pomodori secchi, zucca, cavolo nero spadellato… o da mangiare come un pinzimonio con le verdure. Mi piace così tanto da averne creato anche la versione dolce.
-Che rapporto hai con le tecnologie?
Buono e conflittuale. Mi piacciono, le utilizzo e mi affascinano, ma quando non ottengo ciò che vorrei mi spazientisco subito.
-All’ Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
La pizza. La adoro e la mangerei sempre ma se ne fossi obbligata per l’eternità, sarebbe un vero inferno.
-Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Ho nella lista dei desideri personaggi pubblici più o meno famosi ma la cena dei miei sogni la immagino con tutte le persone che amo accanto, in un’unica grande tavola felice.
-Quale quadro o opera d'arte rappresenta meglio la tua cucina?
Amo l’impressionismo, quella capacità di imprimere sulla tela paesaggi, fiori, natura, persone e l’attimo fugace come un fermo immagine.
-Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
Experience di Ludovico Einaudi
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